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A Brescia, il 26 gennaio 2018, Auditorium San Barnaba, Floriana Maris, Presidente della Fondazione Memoria della Deportazione, chiuderà con un suo intervento un pomeriggio dedicato alla memoria degli avvocati e dei magistrati detenuti in carcere o internati nei lager nazisti.

L’evento promosso da Casa della Memoria, Comune di Brescia, Associazione Familiari Caduti Strage di Piazza Loggia, Provincia di Brescia, Camera Penale della Lombardia Orientale Sezione di Brescia, si articolerà in due momenti:

Ore 15.00

Rappresentazione della compagnia teatrale “Attori & convenuti”

In quegli oscuri campi seminammo le nostre parole

Testimonianze degli avvocati e dei magistrati detenuti in carcere o internati nei lager nazisti

Sezione e montaggio di testi a cura di Paola Belsito e Gaetano Pacchi

Fisarmonica Gianni Coscia

Ore 17.00

Una riflessione ad ottanta anni dalle leggi razziali

Introduce

Avv. Andrea Cavaliere Presidente Camera Penale sezione di Brescia

Intervengono

Mimmo Franzinelli comitato scientifico Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia, Il razzismo italiano dal 1938 alla Shoah

Avv. Giorgio Gallico Presidente del Consiglio distrettuale di disciplina del distretto di Brescia, L’esercizio della professione forense: gli avvocati ebrei bresciani

Floriana Maris Presidente Fondazione Memoria della Deportazione, Conclusioni

Floriana Maris, avvocato, è figlia dell’avvocato Gianfranco Maris, uno dei padri della memoria della deportazione in Italia e in Europa.

Gianfranco Maris

nato a Milano nel gennaio 1921, dopo la maturità frequentò il corso ufficiali e ne uscì sottotenente nel 1941, rimanendo quindi coinvolto nelle vicende belliche in Grecia, in Slovenia e in Croazia.

L’8 settembre 1943 si trovava in Croazia, sottotenente al comando di un reparto del 122° Reggimento Fanteria Macerata dell’esercito italiano.

Rimasto senza nessuna istruzione da parte del comando del reggimento, si assunse la responsabilità di ricondurre i propri soldati verso Fiume e Trieste, per consentirne la dispersione sul territorio nazionale.

Rimasto solo con tre uomini, dopo una marcia di centinaia di chilometri, fu catturato da un reparto delle SS nelle alture circostanti la città di Trieste il 20 settembre 1943.

Portato in Germania, poi in Polonia, accettò strumentalmente la richiesta di aderire al ricostituito esercito italiano, al fine di ritornare in Italia.

Tra la fine di ottobre e i primissimi di novembre del 1943, giunto alla stazione di Bologna, si diede alla fuga e rientrò a Milano, cercando rifugio in un appartamento in via Fatebenefratelli, che già nel 1941 era stato sede del Partito comunista clandestino.

La Resistenza e la deportazione

Si unì alle formazioni partigiane con la falsa identità di Gianfranco Lanati (nome di uno zio), identità sotto la quale fu arrestato il 20 gennaio del 1944 a Lecco dalle SS per attività partigiana.

Prigioniero nelle carceri prima di Bergamo e poi di San Vittore a Milano, fu poi trasferito nel campo di Fossoli, in seguito a Bolzano e infine deportato a Mauthausen (matricola n. 82394) con destinazione successiva al campo di Gusen.

Qui fu liberato dall’esercito americano il 5 maggio 1945.

L’avvocato

Nel dopoguerra intraprese l’attività di avvocato penalista (si ricordano almeno i processi a Theodor Saevecke, a Michael Seifert e il processo della Risiera di San Sabba), cui affiancò l’impegno politico nel PCI, per il quale fu eletto senatore nella IV e nella V legislatura, e civile nell’affermazione dei principi fondativi della Carta costituzionale.

Divenne anche membro del Consiglio Superiore della Magistratura e dal 1978 Presidente Nazionale dell’Aned e della Fondazione Memoria della Deportazione.

Morì a Milano il 14 agosto 2015.