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Bologna, 20 maggio 2022. Si è concluso il progetto promosso dalla Fondazione Memoria della Deportazione sull’eccidio di Monte Sole e coordinato presso il Liceo Laura Bassi dalla prof. Luchita Quario, che ci ha visto presenti più volte con collegamenti e lezioni online di Massimo Castoldi e di Daniele Susini su Da Walter Reder a Theodor Saevecke. I processi ai criminali nazisti: un contributo alla storia e una lezione di educazione civica e di Tommaso Speccher su La persecuzione dei crimini nazisti in Germania tra successi e fallimenti. Dai processi di Norimberga al processo della Wilhelmstrasse.

Sono stati coinvolti 350 studenti e 70 docenti.

[Da Agenzia DIRE (www.dire.it). Articolo di Luca Donigaglia]

Liceali di Bologna ‘scrivono’ le biografie dei loro coetanei dell’eccidio di Monte Sole.

350 ragazzi e 70 docenti coinvolti nel percorso per raccontare le storie dei giovani trucidati a Marzabotto ma anche delle donne sopravvissute

BOLOGNA – Tutte le classi coinvolte si sono divise le ‘piccole’ biografie di tanti loro coetanei ma non solo, visto che i più grandi avevano 17 anni e i più piccini 25 giorni. Chi è stato trucidato in braccio alla sua mamma, chi vicino alla nonna, tutte le storie simboleggiano la tragedia nella tragedia: quella di una comunità spezzata fisicamente e per i decenni a venire, una volta sterminate le famiglie che la compongono. La missione degli studenti è stata proprio quella di rimettere insieme tutto come fosse una storia sola, e come fosse una lezione utile in questi tempi di “nuove nefandezze”. È l’essenza del progetto ‘Memoria e Diritti Umani’, concluso formalmente pochi giorni fa nell’aula magna del liceo Laura Bassi in via Sant’Isaia 35 a Bologna.

Promosso da conCittadini, Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, Fondazione Memoria della Deportazione-Centro Studi Pina e Aldo Ravelli, lo speciale percorso ha coinvolto quest’anno 350 studenti e 70 docenti visitando quattro luoghi dell’eccidio di Monte Sole, a Marzabotto. Ha partecipato all’iniziativa anche monsignor Stefano Ottani, vicario generale della Diocesi bolognese, anche nell’ambito di una videoconferenza sulla “persecuzione dei crimini nazisti in Germania tra successi e fallimenti” (partendo proprio dal processo di Norimberga, i liceali hanno trattato il tema dei crimini contro l’umanità arrivando alle attuali leggi e alla Corte dei diritti umani dell’Aia).

Come spiegano nell’aula magna dell’istituto, Maria Grazia Cortesi, dirigente scolastica del Laura Bassi, e le sue dirigenti, “ci siamo focalizzati sulla comunità di Monte Sole, sterminata tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944, che era fatta di lavoratori e di famiglie, tutte imparentate e intrecciate tra loro, ed era anche una viva comunità ecclesiale, come mostrano le foto con don Giovanni Fornasini. I ragazzi avevano tanta voglia di conoscere“.

Voglia di conoscere “da vicino quei momenti, come cittadini di oggi e di domani, a favore di un apprendimento di educazione civica non di poche righe lette su un libro o tra gli articoli della Costituzione, ma appunto dal vivo“. Tra le vite ‘recuperate’ dagli studenti del Laura Bassi “per amore e per affetto”, in particolare, nove classi seconde e una classe quarta hanno preso in esame quelle di 116 bambini in quattro luoghi-simbolo dell’eccidio, Casaglia, Cerpiano, Caprara e San Martino. Ma nell’ambito del progetto non ci si è dedicati solo alle piccole biografie. Altre dieci classi quarte, infatti, si sono occupate di dieci donne, tra quelle trucidate a Monte Sole: alla fine, sono state scelte quattro maestre di cui alcune ‘intrecciate’ al Laura Bassi.

Anita Serra, ad esempio, si era diplomata all’istituto magistrale Aldini, poi confluito nel Laura Bassi, mentre Ginetta Chirici al Laura Bassi si era proprio diplomata. Ma spiccano le storie anche di sei donne sopravvissute all’eccidio. Tra queste ultime avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia di ieri al liceo di via Sant’Isaia anche Cornelia Paselli, che era una delle ultime testimoni della strage nazista europea più efferata, ma recentemente è venuta a mancare. “Ritrovare i nomi e ricostruire il percorso di ogni donna seguendone le tracce è un modo per ripagarle dell’offesa subita. Anche in questo caso, la ricerca è stata un gesto di affetto e di amore”, evidenziano ancora preside e dirigenti, puntualizzando che ai ragazzi, anzitutto, sono state fornite “solide basi storiche: perché fare memoria è scavare il passato, non ripercorrerlo sorvolando come farebbe un drone”.