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A Pontremoli il 30 settembre 2017 alle ore 16.00 nella sala del ‘400 (Palazzo Comunale)  il prof. Massimo Castoldi presenterà il volume Luigi Battistini, 1943-1945. La mia prigionia, a cura di Francesco Jacomelli, pubblicato per conto del Comune di Fivizzano col patrocinio della Fondazione Memoria della Deportazione. Con lui parleranno il prof. Giuseppe Benelli, mons. Silvano Lecchini, Francesco Leonardi e Francesco Jacomelli.

La Fondazione Memoria della Deportazione conferma il proprio interesse verso il complesso problema della memoria degli Internati Militari Italiani e ne valorizza la memoria con questa nuova pubblicazione, proseguendo in una serie di iniziative a riguardo. Il volume presentato dal sindaco di Fivizzano Paolo Grassi, è introdotto da due saggi di Giuseppe Benelli e di Francesco Leonardi, con una premessa di Massimo Castoldi (Fondazione Memoria della Deportazione).

Si trascrive qui la premessa di Massimo Castoldi:

Circa un anno fa, nell’introduzione al volume 1943-1945: I «bravi» e i «cattivi». Italiani e tedeschi tra memoria, responsabilità e stereotipi (Donzelli 2016), riflettendo sulla varietà delle memorie che si raccolsero intorno all’8 settembre 1943, scrivevo che «moltissimo avrebbero da raccontarci i diari ancora inediti e dispersi dei soldati italiani, che rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale e furono internati in Germania» e aggiungevo che ne conoscevo «almeno una ventina, inediti, e degni di pubblicazione».

Il diario di Luigi Battistini è uno di questi. Nato a Fivizzano il 17 giugno 1899, pittore affermato e al tempo tenente dei bersaglieri, Luigi Battistini si trovò travolto dalla storia, vittima e prigioniero dei nazisti, per mantener fede ai suoi valori fondamentali di giustizia e di libertà, costretto a partire per la Germania la notte del 13 settembre 1943, come tanti altri, a Milano, dallo scalo merci di Porta romana.

Sopravvissuto all’internamento e ritornato alla sua famiglia e alla sua terra, scrisse il proprio diario di internato, ma lasciò con riserbo queste memorie nel cassetto, in un’Italia spesso distratta, ma a volte anche opportunista, nel ripensare e interpretare la propria storia.

Il recupero, la conservazione e la pubblicazione di queste carte sono, anche per questi motivi, atti importanti, che ci aiutano oggi a meglio interpretare quella sensazione di «solitudine collettiva» che coinvolse molti italiani, civili e militari, a seguito dell’8 settembre 1943, incapaci di riconoscersi nella tradizione antifascista, attiva fin dal 1919 e che, allora, dovendo scacciare l’usurpatore straniero, si sentiva legittimamente continuatrice del Risorgimento nazionale, e tantomeno disposti a cedere ai falsi valori dei fascisti di Salò, sotto la guida incerta di un Mussolini imperiale, riscopertosi repubblicano.

La reazione del nostro esercito è ancora oggi poco studiata: ci sono stati sconcerto, incredulità e indignazione nei confronti del comportamento del re e delle alte cariche dello Stato, ma anche al contrario una grande fedeltà all’istanza monarchica, sentita come unico simbolo dell’unità nazionale, e soprattutto ci sono stati il coraggio e la determinazione dei tantissimi soldati, che sentirono di dover respingere ogni compromesso con la Repubblica filo-nazista di Benito Mussolini.

La diversità delle reazioni disegna un fenomeno complesso, che non può e non deve essere semplificato e banalizzato, e che potrà essere compreso soltanto quando avremo letto le tante memorie che i nostri soldati hanno scritto, e sono ancora spesso inedite, come fino ad oggi quelle del nostro Luigi Battistini.

Milano, 8 luglio 2017

Locandina dell’evento